Croazia 2011

Novello, 24 Giugno 2011. Partiamo presto (tipo alle 13:30) destinazione Trieste.

Sosta a Manerbio, per il caffè, per versare un assegno in una banca unicredit prima che chiuda e per comprare l'otalgan a rugiada che ha male all'orecchio.

Proviamo a riassumere le tappe del nostro viaggio. In sintesi la Croazia continua a piacerci molto, dopo 8 anni di assenza non abbiamo trovato un paesaggio stravolto nè palazzinari scatenati. Io temevo di trovare una riviera romagnola o una liguria, ed invece è rimasta la croazia che avevamo visto. Un po' più cara (ma sempre più economica rispetto all'Italia). Sarà il periodo (che richiama soprattutto Polacchi e Cechi - popoli supercattolici, invece che tedeschi e francesi), ma abbiamo notato una notevole riduzione del nudismo.

La tappa in Bosnia è stata interessante. Sarajevo vista bene, con una guida che ci ha spiegato con passione la propria città è stata una bellissima ri-scoperta.

La colonna sonora di questa vacanza è Brunori SAS, in particolare Guardia 82 (http://www.mangiaeviaggia.it/blog/massimoi/brunori-sas-osservazione-che-%C3%A8-un-complimento)

Izola (Slovenia)

Fino qui siamo riusciti ad arrivare senza tirarci la pelle da Novello. Cerchiamo un posto per dormire, la città sembra carina, molto turistica, ma in questo periodo non troppo affollata.

Dormiamo in una specie di casa dello studente, ci sono delle squadre giovanili di pallanuoto (o pallamano, non abbiamo capito). Giovani ovunque, bagni fuori dalla camera. 3 Letti, simone dovrebbe dormire con Rugiada. Una birretta nella hall, mentre i marmocchi salgono e scendono dagli scalini della struttura.

La vista è sul porto. La colazione è accettabile, ma niente di speciale. Non vediamo molto della città, ma ci fermiamo a poca distanza per fare il bagno. Il mare è pulito. Si tratta di una specie di banchina con un po' di spiaggia.

Pula (Istria, Croazia)

Pranzo pic-nic sotto l'albero nel parco. Ci sono colombi, mangiamo pomodori secchi. Parcheggiamo vicino all'anfiteatro rifiutandoci di mangiare in uno dei numerosi centri comm.erciali Konzum. Troviamo un pallone che ci accompagnerà per tutta la vacanza.

La città pare carina, con un traffico importante, un po' indisciplinato (ma meno dell'Italia). Un po' mi ricorda Gallipoli.

Scopriamo che dall'ultima volta in cui eravamo stati in Croazia, hanno costruito l'autostrada, ma fa un giro lungo.

Zadar (Croazia), in italiano Zara

Ci avviciniamo a Zadar per passare la notte, nel nostro viaggio in direzione Sarajevo. Dormiamo in una Sobe fuori città. Una villetta carina. La comunicazione con la proprietaria è carente. La zona mediocre, ma la camera è carina, su due piani. Sotto cucina e letto per i bimbi, sopra letto matrimoniale.

Al tramonto proviamo a fare un bagno a Zara città. Chiediamo indicazioni a tante ragazze che fanno jogging, ma non capiamo bene dove ci vogliano mandare. Alla fine, troviamo solo una spiaggetta squallida. Il mare è pulito, ma la spiaggia è piena di vetri rotti. Si trova in un bel canale, quasi un fiordo. Il tramonto è bello, arriva della musica da una festa del centro.

Ma noi andiamo a casa. Compriamo pasta croata condita con le zucchine del nostro orto.La mangiamo sul piccolo terrazzo fuori dalla camera.

Al mattino si riparte dopo colazione. Si fa un giro in centro in auto (che grande idea), alla ricerca di una spiaggia carina, ma ovviamente non la si trova e si decide di ripartire. La città storica sembra piacevole, con molti locali trendy, un canale, muri antichi. Traffico importante.

Alla fine ci fermiamo a fare il bagno fuori Zadar (in un paesino che credo sia Sukosan). Paghiamo 50cents ad un vecchietto che fa il parcheggiatore. Siamo i suoi primi clienti. Bagnetto veloce. Il primo per simone che è un po' titubante.

Il posto è carino, molte famiglie, molti bambini coi nonni... una specie di ospedaletti croata, ma più rurale, senza gli orribili palazzotti liguri.

Dopo il bagno si parte verso Trogir

Trogir (Croazia)

La città è molto turistica. Fa un gran caldo, ma non è affollata.Mangiamo in un ristorante uguale ad altri, di qualità ciapa-turista. C'è un mercato con roba di scarsa qualità (tipo mercato), e una parte verso il porto molto carina, fatta di vicoli con negozietti di ciapa-ciapa.

Il messaggio di vodafone ci avvisa che lo scatto alla risposta è di 3Euro. La stessa cifra viene applicata ogni 30 minuti di ricezione ed ogni minuto di chiamata. Ovunque è reclamizzata una scheda Tele2 che propone 0,12 cents/minuto per chiamare l'europa. Proviamo.

Verso la Bosnia

Dopo l'abbondante mangiata di Trogir si riparte verso la Bosnia, salendo su per le montagne che separano la Croazia dall'interno.

I paesaggi sembrano svizzeri. Ampi campi di grano, e pini e covoni di fieno. Mucche che pascolano, case con il tetto a punta.

Ti fa capire che non sei in svizzera la presenza di case distrutte (e non vuoi pensare i residui della guerra degli anni 90), la massiccia presenza di WV Golf  (io e rugiada ne contiamo 213 tra il confine e Sarajevo).

Passiamo da Livno, Gogojno, Travnik. Posti belli, alcune stazioni sciistiche, chalet. Dopo una festa di paese di grande richiamo per i locali ci troviamo imbottigliati in una coda di uan decina di chilometri.

La gente scende, chiacchiera. Le vecchiette dall'aria zigana si siedono sul campo. I signori supercicci fumano. I tamarri superano la coda a tutta velocità. Nuvole intense si avvicinano da Ovest creando disegni stupendi nel cielo. Alla fine scopriamo la causa della coda: un tratto di strada a senso di marcia alternato con un semaforo tarato male.

Facciamo cena in una cittadina vagamente turistica per il luogo (Ticici). Con la via principale pedonale e i giovani che fanno lo struscio. Compriamo pizza da un panettiere e la consumiamo in un bar. La città è curiosa. Questa via centrale carina, si contrappone (giusto dietro l'angolo) a palazzoni veterosovietici un po' decadenti, bambini di strada che vengono ad incontrarti e fanno le linguacce a simo e rugiada che sono in macchina, mentre preleviamo i soldi al bancomat.

Kakanj (Bosnia y Herzegovina)

Con l'obiettivo di arrivare il più possibile vicini a Sarajevo, ci fermiamo giusto prima che inizi l'autostrada. A Kakanj.

Inomenomen direbbe Daniele. La città che si pronincia Ka-ka-ng (g come in giorno) fa proprio un po' ka-ka-re. E' una città (scopriamo poi) sorta attorno ad una miniera di carbone. Senza una vera e propria via centrale, ma solo con i palazzoni operai che si raccolgono verso una specie di centro. Ci sono solo due Hotel.

Scegliamo il meno peggio, proprio nel mezzo del raccordo autostradale. (Hotel Premium). Il personale dell'Hotel è super gentile, fa di tutto per aiutarci, per prepararci una colazione piacevole, una stanza accogliente, un posteggio sicuro per la macchina, per cercare di farsi capire tra un po' di italiano e un po' di tedesco. Ma la struttura non è granchè. Una specie di ex-lusso vagamente decadente. Un hotel enorme in un palazzone, con un giardinetto tutto attorno.

Insomma...la notte passa ed al mattino siamo pronti per andare a Sarajevo.

Sarajevo (Bosnia y Herzegovina)

Siamo qui per il mio meeting di YEPP. L'hotel che i nostri amici della Fondazione della Comunità di Tuzla hanno prenotato è un 4 stelle in periferia, così il livello è alto, ma il costo è accettabile.

Si tratta dell'hotel Holliwood. Le foto del sito non sono proprio ingannevoli... ma neanche tanto oneste. Si vede l'hotel sullo sfondo di un enorme parco acquatico con scivoli e piscine colorate (che in realtà appartengono ad una struttura lì vicino). L'hotel risulta inserito in un parco, ma nel frattempo hanno costruito una specie di centro residenziale di lusso (e il parco è un po' ai margini).

Comunque è un ottimo Hotel. Le camere sono bellissime, pulite, luminose. I letti ampi e comodi. Il servizio da grande hotel non familiare. Il cibo è sempre abbondante, non sempre di ottima qualità (o forse lo è per il gusto bosniaco).  C'è un enorme self service, che ha proposto sempre le stesse cose, per tutti e 4 i giorni in cui siamo stati qui. Roba fritta, roba tipica, ma anche una buona scelta per un vegetariano.

In città si arriva comodamente con il tram (una mezz'ora, per circa 0,50€). La sera si può prendere un taxi per circa 16KM (8€).

Nella reception c'è internet gratuito, numerosi spazi per sedersi (all'interno o all'esterno). Non abbiamo tempo di utilizzare la piscina interna nè la sauna. Lucia ed i bambini godono del parco acquatico di fronte all'hotel, mentre io sono in riunione.

(Recensione su tripadvisor >>  http://www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g294450-d1214098-Reviews-Hollywoo...)

Mangiare

Il ristorante più carino dove siamo stati è l'Avlija

Il giardino è molto accogliente. Il ristorante carino, particolare.
Il cibo è buono e tradizionale (siamo andati con dei Bosniaci che hanno confermato la buona qualità e la fedeltà al cibo locale).
I camerieri sono un po' impazziti a servire un gruppo come il nostro (13 persone). Abbiamo aspettato molto.
In generale lo consiglierei, più a delle coppie che a dei grupponi.

 

[Recensione su TripAdvisor: http://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g294450-d1048068-Reviews-Avl...

Durante l'ultimo giorno abbiamo mangiato nella città vecchia il Cevapcici, come consigliato dalla guida.  Una specie di salsicciotto alla brace, con contorno di cipolle crude e con salsa di yogurt. Per nulla vegetariano, ma da provare. L'abbiamo digerito durante il viaggio di ritorno in Italia.

Visitare

Una delle cose più piacevoli di Sarajevo è stata la visita guidata. La guida era informale e molto preparata. Ci ha fatto scoprire ed apprezzare la città, ci ha raccontato della guerra, del mix di culture, dei vecchietti che giocano a scacchi nel giardino principale, nell'università. Assolutamente consigliata, per capire un po' di più di questa città complessa ed affascinante, ma altrimenti difficile da comprendere.

Ci sarebbe piaciuto visitare il museo della memoria, dove gli abitanti si sarajevo hanno raccolto tutti gli oggetti che hanno usato durante la guerra per cavarsela, e per sopperire alle mancanze di 3 anni di assedio. (Solo che poi Lucia ha speso tutti i soldi che ci rimanevano in piacevolissimi souvenir, solo che al museo non prendevano la carta di credito, solo che la bidella del museo non parlava nessuna lingua oltre al bosniaco, e il museo sarebbe chiuso da lì a qualche minuto ci pare di aver capito sui cartelli scritti in cirillico).

Ci sarebbe anche piaciuto visitare il Tunnel of Life, tramite il quale gli abitanti di Sarajevo scappavano dall'assedio durante la guerra. Ma non l'abbiamo fatto. (D'altronde ci chiamiamo mangia e viaggia, mica visita e viaggia).

Mostar

Eravamo stati a Mostar subito dopo la guerra. La sensazione di città distrutta ci era rimasta in testa. Il ponte era stato appena riscostruito. Era tutto nuovo, perfetto.

Oggi abbiamo trovato una città che rimane in periferia un po' meno distrutta ma sempre poco attraente, ed un centro "finto", pieno di attrazioni per i turisti in arrivo da Medjugorie (negozietti di souvenir, foto del papa a Mostar, collanine, ponti di mostar in terracotta...). Ristoranti con il menu turistico. Insomma  nulla di autentico o particolarmente interessante. Se non il ponte e il fiume. Ma un po' una delusione.

Gradac - Croazia

Vogliamo tornare nel campeggio dove eravamo stati tanti anni fa, ma non ci ricordiamo molto. Solo che era prima di Dubrovnik. Proviamo ad andare a nord, una volta arrivati in Croazia.

E' tardi, optiamo per una camera a Gradac. Da un signore dall'aria di vecchio marinaio, che ci addesca per strada e ci ospita nella sua stanzetta, pulita ed ordinata, ma con una sola finestra verso l'interno ed un caldo incredibile. Per 57€ a notte. Ci tiene a ricordarci al mattino alle 9 che alle 10 la camera dev'essere libera. La spiaggia di Gradac è abbastanza brutta. Un grosso hotel porta tipi nazional-popolari in quantità sulla spiaggetta. Per la prima volta sentiamo urlare Kukuruza.

Peljesac - Croazia

Dopo il mare decidiamo di andare verso sur, che forse il nostro campeggio era lì.

Attrversiamo Ploce, passiamo lungo una strada in una pianura fertile, ai lati della quale si posizionano molti ortolani locali, che vendono pomodori, angurie, pesche, albicocche, marmellata, vino. Non resistiamo e ci compriamo una scorta alimentare per l'arrivo in campeggio. Compreso vino passito (prozec), che Lucia si sente alcolica. Facciamo bene, perchè non ne abbiamo più incontrati.

Passiamo attraverso l'orribile Neum (un pezzettino di Bosnia sul mare), affollato di case brutte, mare striminzito e 4 dogane nel raggio di pochi chilometri.

Nella penisola di Peljesac riconosciamo Ston, ma non ricordiamo molto. Le strade ci sono familiari. Gira di qua, vai di là... il destino e la memoria ci riportano al nostro campeggio. Proprio lì. Tutto è cambiato. La stradina sterrata che portava al campeggio è diventata uno stradone a 4 corsie, e in fondo c'è un porticciolo che ospita un paio di barche di pescatori e un piccolo traghetto che porta al parco naturale di Klek.

Prapratno

Il campeggio è il Prapratno. Nella piccola foce di un torrente secco, nella quale sono cresciuti ulivi e pini marittimi e al fondo della quale si trova una bella spiaggia bianca. (sito ufficiale  - http://www.duprimorje.hr/auto-kamp-prapratno/auto-kamp-prapratno).

La spiaggia è abbastanza affollata, il mare pulito. Ma camminando poco più in là si trovano delle baie di scogli, in cui ai bei tempi in cui eravamo senza figli ci si poteva tuffare e fare il bagno in solitudine guardando le isole e la macchia mediterranea.

Il ristorante del campeggio non è male, la signora dello spaccio simpatica e disponibile. I bagni pulitissimi. Un sacco di spazio attorno alla tenda e bambini liberi di correre (poche auto).

Dal campeggio si possono fare varie passeggiate, visitare la cittadina di Ston (con le sue saline e i ristoranti e bar che affollano le strade del centro), e dopo qualche chilometro raggiungere Zuliana

Zuliana

Zuliana è un paesino sul mare. Semi-chiuso alle auto. Piccolo, piacevole. Si posteggia in un prato subito fuori dal paese e si procede a piedi per una stradina con a fianco casette ben tenute, con giardini, camere in affitto, qualche ristorante, qualche negozio.

Il tutto piuttosto autentico. I negozi godono del turismo ma non sono per turisti, sono veri.

Superando il paese, in direzione del campeggio, si arriva ad una spiaggia bellissima, bianca, in una piccola baia. L'acqua non è fredda. Quando siamo passati noi stavano aprendo un baruccio sul mare, dove abbiamo preso una birra, e c'era un gattino appena nato con cui i bambini hanno giocato a lungo.

Ritornando abbiamo visto paesaggi mozzafiato, il molo e il porticciolo al tramonto. Abbiamo fatto cena in un ristorante con terrazza, di scarsa qualità. Rugiada ha preso un brodino-tristess.

Zuliana è un posto dove tornare, dove prendere una sobe (stanza in affitto) proprio sul mare e godere del nulla o della compagnia degli amici.

Orebic, Trpanj, Ploce

Sulla strada che porta verso il fondo della penisola si trova una successione di paesini (il più grande è Orebic) proprio sul mare. "Proprio sul mare", nel senso che c'è la casa (di solito una villa costruita da un vecchi capitano in pensione), il giardino, la stradina a una corsia e il mare.

Compriamo frutta da due ortolani locali. Simpatici. Mangiamo in un localino nei pressi di Orebic (una terrazza sul mare, con un cameriere simpatico). Ordiniamo troppo, tutto fritto. Doggy bag di frittate.

Scopriamo che non esiste un viadotto che riporta alla terraferma e ci imbarchiamo sul traghetto per Ploce. Io sono al telefono con Gianni per questioni di lavoro. Consumo in pochi minuti i numerosi minuti promessi dalla scheda Tele2 (che non mi frega più). Vado con il roaming Vodafone da 3€ al minuto.

Arriviamo a Ploce. Rugiada è entusiasta per il suo primo viaggio in traghetto. La città è orribile. Un porto industriale (pieno di carbone e di alluminio che viene trsasportato via treno alla fonderia di Mostar). Cerchiamo una tenda da campeggio per rimpiazzare la nostra che si è rotta, ma senza successo. Non ci sono negozi di sport. Solo negozi sgalfi da fronte porto.

Andiamo al porto di Dubrovnic, dove troviamo la tenda dopo aver girato tutti i negozi possibili.

Montenegro

Abbiamo anche fatto una gita di un giorno in montenegro.

KVAR (Croazia)

Siamo arrivati a Kvar tardi. Abbiamo preso un traghetto alle 17. Appena sbarcati abbiamo bucato. Cambia la gomma, metti il ruotino e poi abbiamo esplorato un po'. L'ultimo traghetto era alle 21, quindi non c'era moltissimo tempo. Lucy era imbronciata, perchè voleva stare in tenda.

Al primo paesino siamo scesi su una strada sterrata sulla sinistra, seguendo delle indicazioni che parevano di spiagge. Siamo scesi per un paio di chilometri in un fitto bosco con ragni grossi come un pugno. Alla fine siamo arrivati in un paesino minuscolo, di case un po' diroccate un po' in via di sistemazione, con dei turisti che si leggevano un libro nella loro casetta  SUL mare (o meglio NEL Mare). I loro figli scorrazzavano per la spiaggia in libertà, l'unico pericolo i ricci. Mare super trasparente.

Abbiamo provato a capire se affittassero, ma ci hanno detto che loro avevano prenotato per i prossimi 20 anni. Non volevano nessuno.

Abbiamo fatto cena in una trattoria carina, con un bel pergolato. Speso poco.

Ripreso il traghetto e tornati a casa.

Istria

Forse la parte che ci è piaciuta meno. Tornando a casa, abbiamo percorso una parte di autostrada in costruzione in mezzo ad una campagna con enormi coltivazioni di fichi. Siamo ri sbucati sul mare a Senj ed abbiamo percorso la costa.

A mano a mano che ci si avvicina verso l'italia comincia ad aumentare la densità delle costruzioni, del traffico. Penso che il posto più brutto che abbiamo visto sia poco prima di Fiume-Rijeka (Bakarak). Un lungomare con dei gradoni di cemento, lungo la statale, con la gente che faceva il bagno e a pochi metri un'enorme centrale elettrica a carbone e una fonderia.

A fiume abbiamo girato un po' in macchina per cercare un posto da dormire, ma non abbiamo trovato nulla di nostro gradimento (mentre ci è piaciuta molto la parte alta). Abbiamo tentato di dormire a Opatjia, ma i posti erano o chiusi, o pieni o troppo chique.

Opatjia (Abbazia in Italiano) è proprio un posto trendi di mare italiano. Con lo struscio, le macchine fin sulla spiaggia, le gelaterie, la gente tirata... come Alassio ma senza le spiagge. Con questi gradoni di cemento... Insomma negativo.

Alla fine abbiamo mangiato e dormito in un posto tremendo. Una specie di autogril, prima che ci fossero le autostrade. Su questa grossa statale, un ristorante gestito da un sigore di una certa età, con un dehors quasi sulla strada e delle manovre assurde per raggiungerlo.

A dire il vero abbiamo mangiato molto bene (forse il migliore di tutta la vacanza): gnocchetti con bietole e patate, zuppa di fagioli, riso... ma la camera faceva proprio schifo. Sporca, con i mobili decadenti ed un tremendissimo odore di fogna. Per concludere la serata abbiamo fatto addormentare i bambini guardando rete4....

E al mattino siamo ripartiti presto, colazione sul mare a Opatjia e poi via verso Novello, con l'aria condizionata rotta e 40 gradi. Tappa pranzo a Mirano (patria del PAM e dell'IN's  -- quante cose che ha l'IN's vicino alla sua sede principale!) e poi casa.